Sarà il riparo ombroso offerto dagli alberi, sarà il dolce suono dell’acqua che scorre nel torrente Kasapic, sarà la vitalità degli animali domestici, sarà che anche se non conosci nessuno entro sera diventi amico di tutti, sarà che se vuoi…puoi anche lavorare….sarà per chissà quale altro motivo….ma una vacanza a Ekometa vale sempre la pena farla.

Anche per quest’anno, carissimi Amici della Natura, siamo a raccontarvi di uno splendido soggiorno agostano nel villaggio fondato da Irvin Mujcic nei dintorni di Srebrenica (Bosnia) in cui non è mancata l’atmosfera bucolica, la buona compagnia e il buon cibo. Infatti, durante il nostro soggiorno di quasi 2 settimane, altri gruppi più o meno numerosi hanno fatto tappa a Ekometa e, come spesso succede in tutte le case amici della natura, non è passato molto tempo prima di socializzare con tutti quanti. Inoltre, grazie alla disponibilità di un forno elettrico e uno a legna, Irvin è diventato molto bravo a cucinare e ci ha proposto una serie di piatti tipici sia bosniaci che italiani la cui abbondanza ha assecondato la leggendaria ospitalità bosniaca.

Proprio sull’implementazione della cucina si sono concentrati i nostri sforzi di volontari: uno degli obiettivi della nostra visita era, infatti, la costruzione di un forno in pietra per il pane e per la pizza. Diciamo subito che il tempo a disposizione non è stato sufficiente a terminare il progetto ma quantomeno, grazie al prezioso aiuto dell’instancabile Oscar, siamo arrivati a buon punto. Recuperare il materiale necessario e portarlo in loco non è stato affatto semplice e del forno siamo riusciti a costruire le fondamenta, i muretti di sostegno e, con una gettata di cemento, la base su cui verrà costruita in seguito la cupola. Un bel risultato che l’anno prossimo ci garantirà una meritatissima pizza .

Come per i precedenti anni non sono mancate poi le bellissime escursioni ai punti più panoramici sul canyon della Drina, i bagni rinfrescanti nel fiume Jadar e al lago Perucaz e l’ospitalità presso le famiglie del posto. Molto interessante e istruttiva è stata la visita al Museo di Potocari in cui lo stesso Irvin, attraverso un’accurata ricostruzione dei fatti e con dovizia di particolari che non si trovano sui libri di storia, ci ha edotti su come la popolazione visse e affrontò i tragici giorni del luglio ’95, quelli che marcarono indelebilmente la storia di Srebrenica.

Purtroppo oggi la città è ancora lontana dal prosperare e soffre di abbandono dovuto alla mancanza di lavoro: è ancora presto, ma un giorno chissà….Srebrenica city of Hope (il progetto gestito dall’associazione Prijateli Prirode Oaza Mira fondata dallo stesso Irvin) potrebbe crescere abbastanza da portare il turismo sostenibile come nuova risorsa a cui guardare. Lo speriamo tutti.

Berg Frei

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *