Care e cari tutti, un breve racconto di quanto è successo ieri in Val d’Adame’ e nell’assemblea al teatro di Cevo. La visita alla centralina abusiva di Val d’Adame’, nel quadro del fronte aperto dall’assessore Bernardi col tentativo di riperimetrare il territorio del Parco, ha permesso, soprattutto a chi non conosceva la meraviglia della valle più spettacolare del versante meridionale dell’Adamello, di apprezzare la gravità del disastro fatto con l’opera di presa, le tubazioni in vista, i rifiuti addossati all’alveo, l’incompletezza e la precarietà delle opere.
La forte sensazione di essere di fronte ad un cantiere che dura da anni e che è destinato a durare ancora per chissà quanto tempo è stata fortissima ed il contrasto con la natura intorno ha reso ancora più sconfortato lo stato d’animo di tutti. E’ perfino difficile descrivere quanto abbiamo dovuto constatare; non solo la sciatteria di cemento malamente posato, di reti a vista, mezzi meccanici malamente nascosti dietro la baita, ma perfino un generatore a gasolio nuovo, anch’esso seminascosto dietro un baitello laterale alla baita, della potenza di 30 kilowatt che sommati agli altri 30 (almeno) prodotti dalla centralina, porta il potenziale di produzione energetica in loco al livello del fabbisogno di venti appartamenti cittadini.
Siamo tornati, scendendo verso l’appuntamento al teatro di Cevo, con la convinzione che sarà necessario essere molto determinati nel denunciare tutto questo, innanzitutto ai nostri concittadini, ma soprattutto convinti che lì, proprio lì, si è consumato il tentativo di svuotare di ogni significato il Parco dell’Adamello. L’assemblea, iniziata con un leggero ritardo, ci ha confortato; molte persone, provenienti da paesi e realtà molto diverse, hanno mostrato una forte volontà di resistenza.
Interventi forti e dalle forti motivazioni fanno pensare ad una possibilità di allargamento del fronte in vista dell’appuntamento di ottobre per un convegno dedicato al Parco che faccia convergere esperienze, conoscenze naturalistiche, culturali e sociali, in grado di elevare il livello del dibattito per sottrarlo alla palude nella quale non siamo disposti a navigare.
Dovrà essere una chiamata all’impegno per una causa che non riguarda solo un’importante area protetta, ma le prospettive future del progresso, della civiltà e della cultura della Valcamonica.
Italo