La parola “Acqua” focalizza immediatamente la nostra attenzione sul fluido più diffuso del nostro pianeta, circa il 70 per cento della sua superficie ne è ricoperto, il nostro corpo ne è contiene per il 65 per cento, richiama immediatamente alla nostra mente che, fin da piccolissimi, tutti noi abbiamo familiarizzato con questo composto: per uso potabile, igienico, ludico. Da qualche anno la parola “Acqua” viene associata anche a concetti molto importanti legati alla consapevolezza che il suo utilizzo e la sua disponibilità ricoprono un ruolo fondamentale per il benessere dell’intera umanità. Oggi sono largamente diffuse correnti di pensiero si impegnano in modo attivo per impedirne sia un un uso sconsiderato che la sua privatizzazione.

Proprio per la sua versatilità di uso e l’indispensabilità in infiniti campi applicativi l’acqua è sempre stata utilizzata di pari passo all’industrializzazione in misura sempre crescente, molto spesso inappropriata e non privilegiandone la depurazione ed il riutilizzo. Risultava molto più economico sversare le acque reflue nei corsi d’acqua, che poi avrebbero veicolato tutto il loro carico inquinante nelle immense vastità di mari ed oceani. Ci colpiscono le immense isole galleggianti di materie plastiche diventate visibili anche da satellite e che ritroviamo localizzate ovunque, materiali che conferiti dai nostri fiumi sotto forma anche di micro particelle si ritrovano addirittura nella nostra catena alimentare in quanto ingeriti dalla fauna ittica. Oggi molte norme sono vincolanti a questo proposito imponendo standard qualitativi per le acque re immesse nell’ambiente che lo dovrebbero salvaguardare, ma che purtroppo nella quasi totalità dei casi sono disattese fin tanto che non ci troviamo a fare i conti con scenari di assoluta criticità dove ad essere compromessa è addirittura la sicurezza sanitaria di intere popolazioni.

Non è infrequente leggere delle gravi forme di inquinamento delle falde acquifere legate all’utilizzo di concimi e diserbanti per l’agricoltura, ma anche dei veleni rilasciati da industrie farmaceutiche e agrochimiche che nell’arco degli ultimi 30/40 anni hanno approfittato del “disinteresse” generale delle istituzioni deputate a controllare per smaltire tutto quello che potevano semplicemente rilasciandolo nel più vicino corso d’acqua. “Chiare fresche dolci acque…” chi non ricorda le prime parole della lirica amorosa di Francesco Petrarca, quelle stesse acque che tutti noi vorremmo fossero conservate così come cantate dal Poeta ed utilizzate nel modo più naturale e corretto possibile; non dimentichiamo che sono già diventate, data la loro importanza motivo di guerre, così come lo era stato il petrolio nei decenni passati.

Acqua come motivo di migrazione, perché la sua indisponibilità spinge grandi masse di popolazione a cercare di approvvigionarsene anche in modo cruento pur di sopravvivere. La nostra presa di coscienza di queste problematiche si è risvegliata soltanto di recente, quando a vario titolo siamo diventati attori nostro malgrado di scenari dalle tinte fosche. A seguito del ridondante bombardamento di notizie su queste tematiche siamo arrivati finalmente ad integrare il problema dello sfruttamento sotto qualsiasi forma delle acque a quello delle tematiche ambientali, dell’inquinamento del pianeta, delle variazioni climatiche riconoscendo che l’acqua è la risorsa più importante sulla Terra; nessuno nega che solo grazie alla sua presenza ed abbondanza sia stata possibile la nascita della vita 3,8 miliardi di anni fa, con l’evolversi sempre più complesso della biodiversità così come noi oggi la conosciamo. Visto dallo spazio il nostro Pianeta presenta quello straordinario colore azzurro che ci affascina e che tutti noi le associamo naturalmente. Oggi sappiamo che tutte le forme di vita dipendono dalla presenza di acqua nei tre stati; che una gran parte dei corpi celesti che fanno parte del Sistema Solare dispongono di grandi riserve di acqua ghiacciata, e che tale composto è straordinariamente diffuso ovunque nello spazio profondo, se ancora non fosse sufficiente questo è un ulteriore indizio che dovrebbe sollecitare la nostra riflessione sulla sua inestimabile importanza.

Il G.I.A.N. Associazione a vocazione ambientalista, ha perfettamente compreso la fondamentale importanza di tali argomenti, rendendosi partecipe a dibattiti, o ambiti di studio che di volta in volta si occupino di queste tematiche. Gli Amici della Natura sono, da sempre, impegnati su molteplici fronti che vanno sia dalla revisione critica verso i progetti generalmente calati dall’alto e dei quali ambiente e popolazione subiscono gli effetti, legati allo sfruttamento dei corsi d’acqua montani a scopo di produzione di energia elettrica, con impatto sugli ecosistemi interessati a causa della costruzione di opere di captazione delle acque e degli stessi impianti di produzione, che condizionano il deflusso minimo vitale delle aste torrentizie e fluviali sottostanti con tutte le conseguenze connesse facilmente immaginabili ed in molti casi ben documentate; sia alla partecipazione a tavoli di lavoro come quello sul “Contratto di Fiume della Valdicecina” attualmente in corso di svolgimento ed al quale concorrono gli Enti di governo del territorio e della risorsa stessa, Associazioni di categoria, di Promozione Sociale e Turistica ma anche singoli cittadini, improntati sul confronto preventivo, consultivo e propositivo, per la progettazione di un piano di sviluppo territoriale legato allo scorrimento di una asta fluviale di importanti dimensioni, per la quale si rende necessaria la formulazione di una programmazione di interventi mirati a migliorarne la gestione della risorsa idrica dal punto di vista della qualità e della disponibilità idropotabile, agricola ed in ultimo industriale, con particolare attenzione in questo settore, al riutilizzo delle acque prodotte dai depuratori e conseguente diminuzione della captazione dal subalveo.

Ma non si può certo prescindere da altre argomentazioni quali: la gestione del rischio idraulico, mediante interventi mirati al rallentamento naturale delle acque provenienti dai diversi affluenti sull’intero reticolo idrografico, questo al fine di mitigare i periodi di magra e mantenere i deflussi minimi vitali e biologici entro valori assolutamente accettabili anche con la realizzazione di interventi di ingegneria idraulica a completa sostenibilità ambientale; la promozione e valorizzazione del paesaggio e dell’ecosistema fluviale al fine di produrre ricchezza per la popolazione e posti di lavoro per guide ambientali e consorzi turistici sempre nel pieno rispetto della eco sostenibilità, a questo proposito viene valutata l’istituzione di aree protette con accesso a numero contingentato, percorsi di scorrimento per il turismo lento, di valorizzazione di insediamenti produttivi dismessi mediante l’istituzione di aree di archeologia industriale che con l’utilizzo delle acque hanno scritto la loro storia.

Tutto questo per dire che l’acqua e quanto ad essa correlato, nei suoi molteplici aspetti, può e deve rappresentare un motivo di attenzione ed impegno per la sua salvaguardia, ma che allo stesso tempo può e deve far convivere anche aspetti legati allo sviluppo territoriale. Il Gruppo Italiano Amici della Natura è perfettamente consapevole di quanto sopra esposto e del ruolo che può assumere in qualità di Associazione in possesso di una quarantennale esperienza trascorsa schierandosi senza dubbi a difesa dell’ambiente che ci circonda, avendo come unico obbiettivo il rispetto dovuto ad una risorsa primaria e fondamentale ed al ruolo che riveste nei confronti dell’intero genere umano.

 

Maurizio Becuzzi
Vicepresidente Sezione GIAN di Volterra

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *