Not a Single Drop More

 

Gli Indigeni brasiliani chiedono all’Europa di rivedere le sue politiche in materia di sfruttamento delle risorse della Foresta Amazzonica che alimentano la deforestazione e contribuiscono al genocidio dei loro popoli

 

 

Si è da poco concluso il tour Indigenous blood: not a single drop more in cui una delegazione indigena dell’Amazzonia brasiliana ha sostenuto incontri in 12 paesi europei(19 città) sostenendo incontri  con rappresentanti di governi nazionali, studenti delle università, rappresentanti di varie associazioni.

Tra i vari incontri che hanno sostenuto sono stati ricevuti dal Papa, dal Parlamento belga, dal capo del Comitato per i diritti umani e dell’America Latina del Parlamento europeo, dai rappresentanti della sinistra parlamentare portoghese, dai parlamentari del partito verde europeo, da Frans Timmermans (Vice-Presidente della Commissione Europea), dall’alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, dal responsabile degli accordi commerciali del il Consiglio Federale Svizzero, dal Consiglio federale Svizzero in Berna, dall’Università di Ginevra, dal Presidente francese Macron, dal Paris Peace Forum, dalla London School of Economics, dai rappresentanti di alcune grandi compagnie (Tesco, Asda, Sainsbury’s, Morrison’s, Iceland, British Retail Consortium) coinvolte nello sfruttamento delle loro terre, dal Presidente del Parliamento della Catalonia,

Lo scopo di questo tour è quello di sensibilizzare l’Europa sui problemi della regione amazzonica riassumibili in 3 punti

Con l’avvento dell’estrema destra al governo brasiliano rappresentata da Jair Bolsonaro il genocidio delle popolazioni indigene ha subito una preoccupante accelerazione: da inizio 2019 almeno 207 attivisti indigeni per la salvaguardia ambientale sono stati uccisi in circostanze poco chiare. Molte di più sono state le violenze. Da più di un anno , infatti, Bolsonaro ha legalizzato l’uso delle armi da fuoco per i privati che, nel territorio amazzonico, si traduce con armare i rancheros e fazenderos da sempre implicati negli omicidi dei leaders indigeni. Questo di fatto costituisce un serio problema di difesa dei diritti umani

Gli indigeni plasmano l’Amazzonia e l’Amazzomia plasma gli indigeni. Questa frase spiega perchè il riconoscimento dei territori indigeni sia di vitale importanza per la tutela della foresta Amazzonica che da sola racchiude circa l’85% della biodiversità terrestre. Garantire il diritto alle popolazioni indigene di vivere nelle loro terre ancestrali significa riconoscere loro il ruolo di custodi della biodiversità. Ciò è messo in seria discussione dalla riforma Bolsonaro che ha tolto la competenza della demarcazione dei territori al ministero degli affari indigeni (FUNAI) per darlo al ministero dell’agricoltura dopo aver dichiarato che con la sua presidenza non sarebbe stato concesso un centimetro in più Amazzonia agli indigeni dal momento che le materie prime dell’Amazzonia sono le vere ricchezze a cui ambire. Il mondo ha potuto vedere la scorsa estate le conseguenze di questa riforma con l’aumento vertiginoso degli incendi come pratica facile e veloce per “guadagnare” terreno da coltivare.

Ad alimentare il circolo vizioso descritto nei punti precedenti vi sono ovviamente gli interessi economici legati al consumo di noi cittadini europei. Legno, pellame, carne e soia sono tra le materie che più acquistiamo senza fare troppo caso al rispetto delle norme etiche su come queste vengano recuperate e da dove provengano. Questa situazione è destinata ad aggravarsi con il mega-accordo commerciale Europa Mercosur (SudAmerica) che nei termini correnti mira ad inglobare le popolazioni indigene nel processo produttivo anzichè riconoscerle come relatà giuridiche da preservare (Each party shall promote, as appropriate and with their prior informed consent, the inclusion of forest-based local communities and indigenous peoples in sustainable supply chains of timber and non-timber forest products, as a means of enhancing their livelihoods and of promoting the conservation and sustainable use of forests). Basandosi sullo sviluppo dei reciproci mercati l’accordo prevede in sostanza l’abbassamento dei dazi doganali per le merci europee (a vantaggio delle nostre industrie automobilistiche) e l’importazione di ingenti risorse agricole e alimentari anche se prodotte con pesticidi che in Europa sarebbero vietati

Il polmone verde del pianeta è sotto attacco come non mai

 

 

 

 

 

 

 

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