La Via della Selce

Progetto GIAN

 

 

Pochi materiali sono stati così importanti nello sviluppo dell’uomo come la selce.
Roccia sedimentaria di tipo silicea caratterizzata da un’elevata compattezza e durezza che la rende pressoché inattaccabile dagli agenti atmosferici, quindi non deteriorabile, e al tempo stesso lavorabile tramite percussione e/o scheggiatura, fu il materiale principe per lo sviluppo dell’uomo nella preistoria. Punte di freccia, schegge e lame costituiscono i principali risultati della sua lavorazione con indubbi benefici per chi possedeva l’abilità di poterla lavorare.
La selce non era presente ovunque; tanto è vero che in Valcamonica non è stato trovato alcun affioramento naturale. L’analisi dei reperti di selce trovati ha stabilito la compatibilità con i depositi della zona del Monte Baldo e della Lessinia. L’ipotesi principale è quella che la selce arrivasse in Valcamonica attraverso una rete di punti lungo la quale veniva scambiata..
Fu Cecil Cross, rappresentante degli Oglala Sioux, nel corso della sua visita a Saviore dell’Adamello nel 2009 dopo un ritrovamento spontaneo di una selce in uno degli antichi luoghi sacri ai camuni che ci spinse a tornare sulle orme dei nostri Antenati. Sebbene gli antichi percorsi non siano ancora stati ancora ben delineati si propone un itinerario ad essa ispirato che interseca alcuni luoghi di frequentazione preistorica sicuramente appartenenti alla via originaria come testimoniato da ritrovamenti e, in parte, da incisioni rupestri.
Oltre a congiungere due case degli Amici della Natura il percorso offre anche un terzo aspetto rilevante: attraverseremo anche alcune postazioni di importanza strategica della Prima Guerra Mondiale: luoghi la cui morfologia è stata cambiata dalle esplosioni di bombe, dallo scavo di trincee o alloggiamenti per truppe o materiale bellico.