RECENSIONE
“Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso.”
JOSÉ ORTEGA Y GASSET

Sybilla è una bottiglia di plastica che, per uno strano scherzo giocato dalla corrente elettrica, nasce in un modo diverso dalle altre bottiglie. Succede tutto durante un black-out e forse, proprio per questo brivido che la natura le ha inferto, è una creatura dotata di una sensibilità e di un’attenzione in più rispetto agli altri prodotti usa e getta.
Dal momento in cui viene plasmata, ed etichettata, Sybilla si interroga ed interroga gli altri oggetti sul proprio destino. Sin da subito ha la coscienza dell’immortalità del materiale di cui è fatta ma, al contempo, le si insinua nella testa e nel cuore il termine “rinascita” come missione condivisibile seppur non sia chiaro né a Sybilla, né al lettore cosa sia veramente.
Subito dopo la creazione di Sybilla, inizia il suo percorso nel mondo attraverso trasporti su camion, esposizione nel frigo di un supermercato, l’acquisto da parte di una famiglia e la malaugurata dispersione nell’acqua e il suo lungo viaggio.
La nostra bottiglietta di succo, incontra molti oggetti che condividono con lei il linguaggio e il materiale di cui sono costituiti e insieme cercano di capire cosa sia la “rinascita”, prendendo sempre più coscienza del fatto che sia un’azione fondamentale per il mondo e, proprio per questo, si impegnano per raggiungerla. In particolare, Sybilla condivide avventure e sventure con un bastoncino per le orecchie, Fioc, e un sacchetto di plastica, Prade. Sono tanti gli amici che incontra Sybilla nel libro, oltre agli oggetti di plastica, diversi animali con cui dialogare e scambiarsi favori anche fondamentali, importanti come è importante la vita nel mare per l’ecosistema mondo.
La conclusione è inaspettata e inattesa e una frase finale ci fa capire, senza antipatici spoiler, che ci sarà un seguito all’avventura di Sybilla, raccontando cosa succede ad un altro personaggio che nel libro acquisisce un’importanza pregnante.

La breve opera letteraria Sybilla, l’odissea di una bottiglia di plastica, scritta dallo scrittore naturalista e ornitologo Marco Mastrorilli e finemente illustrato dalle opere di Imma Vitello, è una favola ecologica che vuole toccare l’animo sensibile e ricettivo dei bambini.
Il libro è principalmente rivolto ad un pubblico infantile ma, per come è costruito, è auspicabile il suo utilizzo in contesti educativi che vanno dalla scuola a gruppi pomeridiani. La lettura condivisa, infatti, coadiuvata dalle illustrazioni, può fornire un ottimo spunto per intraprendere numerose e variegate attività mirate all’acquisizione delle competenze attinenti alla cittadinanza attiva. Molti sono gli stimoli, i suggerimenti, i percorsi possibili per costruire laboratori in aula. Ottimo è comunque l’incipit fiabesco che può stimolare la curiosità di formarsi e informarsi sul problema dell’utilizzo e della dispersione della plastica nel mare e, conseguentemente, nella fauna che in esso vive. Il riuso o la raccolta differenziata finalizzata al riciclo e alla famosa “rinascita” a cui anelano i personaggi del libro di Mastorilli, devono diventare temi reali e quotidiani nei contesti educativi e fornire l’avvio a scelte importanti che comportino davvero un cambiamento sensibile nei confronti della politica dell’usa e getta che sta causando un’indicibile sofferenza degli equilibri su cui si regge il mondo naturale. Non mancano momenti di assoluta sorpresa come l’incontro con uno stormo di pellicani che progettano azioni rivoluzionarie per fermare questa deriva inquinante o la guida del “gigante del mare”…
Tra gli animali con cui Sybilla e gli altri oggetti di plastica socializzano, ci sono anche le tartarughe marine curate dal centro di recupero e riabilitazione di Pescara a cui è devolto parte del ricavato dalle vendite del libro.
Un testo da consigliare per avviare alla conoscenza negli animi più piccoli del problema dell’inquinamento del mare che rischia di far morire il pianeta.

https://www.noctuabook.com/pagina-prodotto/sybilla-l-odissea-di-una-bottiglia-di-plastica-di-marco-mastrorilli

Recensione a cura di Chiara Belotti
Phd in pedagogia, insegnante e referente centro intercultura per UST di Brescia, Garda e Vallesabbia

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