Nel weekend del 22 e 23 settembre si è tenuta a Gent, in Belgio, la seconda parte del progetto di NFI ‘Sports for all’, organizzato stavolta da ATB e FROS, che ha come scopo l’inclusione delle persone con disabilità nelle attività sportive.
Il meeting si è tenuto in una bellissima e moderna struttura interamente dedicata all’arrampicata con corda e al bouldering. Erano presenti, oltre alla nostra delegazione del GIAN, anche 3 rappresentanti degli Amici della Natura della Repubblica Ceca e ovviamente Lars di ATB, che ha coordinato il tutto, con l’aiuto di Jurgen di FROS.
Siamo andati nella sala principale, dove c’erano ben 44 percorsi di arrampicata di varie difficoltà e altezze (dai 10 ai 14 metri). Molti di noi hanno provato ad arrampicarsi e anche Mahendra, il signore non vedente che avevamo conosciuto a Vienna, si è arrampicato fino alla sommità della parete, seguendo le istruzioni date dal basso su dove si trovavano gli appigli. E’ stato bravissimo! Ci ha detto che la parte più strana è stata scendere perché non capiva bene come doveva tenere i piedi (normalmente vanno tenuti allargati e con le punte verso la parete).
Siamo quindi andati in una sala conferenze dove Jurgen ci ha illustrato un bellissimo loro progetto risalente al 2015 e chiamato ‘Seven Summits’, realizzato anche grazie ai fondi del Governo. Infatti Jurgen e Lars ci hanno spiegato che è più semplice ottenere fondi dalle istituzioni se i progetti riguardano delle minoranze quali i rifugiati, i disabili e così via, perché c’è interesse ad includere queste persone nella società.

 

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Il progetto ‘Seven Summits’ consisteva nello scalare 7 vette in tutta Europa, da raggiungere con mezzi diversi. Gruppi diversi hanno così raggiunto le diverse destinazioni in bicicletta, a piedi, in autostop, minivan, ecc. In particolare, abbiamo guardato un bellissimo ed emozionante documentario realizzato seguendo le orme del gruppo che si è recato in Germania a scalare il Nebelhorn. La particolarità di questo gruppo è che comprendeva bambini e ragazzi con leggere disabilità mentali o autistici. Ogni bimbo era accompagnato da uno o più istruttori – gli stessi con cui hanno seguito la preparazione nei mesi/anni precedenti. Questi bambini, infatti, hanno molto timore di ciò che è sconosciuto e tendono ad essere molto diffidenti, quindi è stato fondamentale che fossero accompagnati dagli istruttori che già conoscevano molto bene. La preparazione per questa avventura (che comprendeva sia trekking sia arrampicata) è stata molto lunga e impegnativa. Fisicamente i bambini sono diventati sempre più bravi (anche se alcuni non si rendono conto di quando fermarsi e, se non fermati, rischiano di strafare!) ed è stato l’aspetto emozionale a dare più filo da torcere: infatti con l’avvicinarsi della partenza i bambini sono diventati sempre più nervosi e stressati, fino ad arrivare alla sera prima del grande giorno, in cui ci sono state delle vere e proprie crisi che hanno messo a dura prova gli istruttori. Per fortuna il grande giorno è arrivato e i ragazzi hanno raggiunto la vetta del Nebelhorn con grandissima soddisfazione ed emozione di tutti!
Nel pomeriggio abbiamo incontrato un istruttore di arrampicata di Gent che allena bambini autistici o con piccole disabilità mentali. Ci ha raccontato di come sia difficile motivare i piccoli allievi, anche perché sono molto timorosi e non amano le novità. Tra i ‘trucchi’ motivazionali ha menzionato una bandiera dei pirati attaccata alla parete ad una certa altezza, oppure la foto di un pancake (un bimbo era golosissimo di pancake!). E’ incredibile come i bambini maturino grazie a questo sport: noi stessi abbiamo conosciuto due bambini autistici che avevamo visto piccoli e timidissimi nel documentario e che ora scalano assai spigliati le pareti più difficili della hall! Il cambiamento che avviene in loro è decisamente dal punto di vista sociale. Spesso i bambini che fanno questa attività vengono ad allenarsi insieme ai loro genitori che li incitano e aiutano gli istruttori. A volte, però, la presenza dei genitori è deleteria in quanto causa stress e ansia da prestazione. I problemi che si incontrano nell’allenare questi bambini sono per lo più questi:
– insegnare cose nuove, in quanto le novità non piacciono a questi bimbi e causano loro stress: si deve cercare di rendere i movimenti automatici e questo richiede più tempo che con i bimbi senza disabilità.
– l’affaticamento più rapido: questi bambini, infatti, tendono ad essere meno coordinati, quindi muovono gli arti in movimenti anche inutili e si stancano prima.
– il mantenimento dell’equilibrio.
– mantenere la concentrazione.
– mantenimento della sicurezza a coppie – questo perché si è legati da una corda a coppie e mentre uno sale l’altro fa da contrappeso nella discesa. A questo si può tuttavia ovviare con le corde a blocco automatico.
– il rapporto con i genitori: talvolta sono i genitori ad essere timorosi perché pensano che questo sport sia pericoloso per il figlio, quindi bisogna prima di tutto convincere loro. Per tranquillizzarli vengono date tutte le informazioni necessarie ai genitori, tra cui anche cosa portare agli allenamenti.
– si devono sempre fare attività precise e circoscritte, con orari ben definiti, le istruzioni devono essere date in modo preciso e ripetute molte volte. Tutto al fine di diminuire il senso di novità e di incertezza, che causa stress. E’ necessario essere molto pazienti e non sgridare o urlare, bensì procedere per piccoli traguardi in modo da mantenere sempre alta la motivazione.
– stare in una struttura come quella in cui siamo stati può disturbare i bambini con disabilità perché è molto affollata e rumorosa: quindi per evitare che si aggiungano ulteriori voci che istruiscono il bimbo ma aumentano il rumore, a volte viene usato un puntatore laser, che indica al bimbo l’appiglio da ricercare. Oppure, siccome talvolta i bambini hanno difficoltà a riconoscere la destra dalla sinistra quindi, vengono loro messi dei braccialetti colorati.
Abbiamo infine tratto alcune conclusioni e fatto alcuni commenti sui bambini con disabilità e l’inclusione negli sport:
– i bambini con disabilità vanno inseriti il prima possibile nella società perché più a lungo si tengono in gruppi ‘protetti’ separati più sarà difficile il re-inserimento in società.
– i benefici dell’attività sportiva per i bambini con disabilità sono molteplici: dalla salute, al divertimento, all’inclusione sociale, all’aumento dell’autostima.
– il ruolo dei genitori, visto che talvolta loro stessi sono un ostacolo all’attività dei figli: e allora perché non coinvolgerli in qualche modo, ad esempio facendo provare a loro stessi l’arrampicata per mostrare che non si tratta di un’attività pericolosa? E perché non far allenare anche i genitori allo stesso tempo?
– più in generale, è bene partire dalle parole, ovvero non si deve parlare di bambini ‘normodotati’ bensì ‘senza disabilità’: i bambini con disabilità hanno semplicemente delle abilità diverse e quindi bisogna concentrarsi su cosa possono fare, non su cosa non possono fare – iniziare con la giusta forma mentis è tutto…
Ancora grazie al GIAN, a NFI, a ATB e FROS per questa esperienza indimenticabile!!
Cristina

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