Roma 10 gennaio 2022

I cittadini Bosniaci Erzegovesi in Italia e gli amici italiani manifestano la loro preoccupazione per i gravi segnali provenienti dalla regione. Dopo gli accordi di Dayton, negoziati nel 1995 sotto l’egida degli Stati Uniti per mettere fine alla guerra più crudele vissuta dall’Europa dopo il 1945, la Bosnia ed Erzegovina ha mantenuto un fragile equilibrio. Tale precario equilibrio oggi è seriamente compromesso da comportamenti criminali e irresponsabili di capipopolo locali che, sulla scorta di interessi personalistici, tendono a esacerbare la frattura nazionalistica disgregando ulteriormente una storia e una cultura secolare di tolleranza e di pacifica convivenza tra le diverse componenti etniche e religiose di cui la società si compone.

Il leader serbo-bosniaco, Milorad Dodik, membro della presidenza tripartita della Bosnia ed Erzegovina, avanza rivendicazioni secessioniste unilaterali pretendendo di portare a compimento il disegno dei criminali di guerra architettato con spietatezza e posto in essere tra il 1992 e il 1995 mediante la pulizia etnica, lo stupro sistematico, i bombardamenti sulla popolazione civile a Sarajevo e il genocidio. Le rivendicazioni nascono come rappresaglia all’introduzione di una legge che vieta il negazionismo del genocidio di Srebrenica e la glorificazione dei criminali di guerra, prassi ampiamente diffuse nella retorica dei nazionalisti. Sembra quasi assurdo che si renda necessaria una tale legge: è una questione di civiltà, dovrebbe essere sufficiente il doveroso rispetto delle sentenze dei tribunali, nonché dello stato di diritto. Di qui la scomposta e pericolosa reazione di Dodik, che assicura di avere l’appoggio di Russia e Cina e di poter contare sul sostegno di Orban.

Nella prima metà di dicembre 2021, il Parlamento dell’entità della Republika Srpska ha avviato la discussione sulle norme che spianano la strada alla “riconquista” da parte delle autorità di Banja Luka delle competenze su fisco, giustizia, sicurezza e difesa, da sottrarre allo Stato centrale, determinando in tal modo una secessione di fatto.
I cittadini di Bosnia ed Erzegovina desiderano la pace, desiderano che si avvii finalmente un percorso di riconciliazione nel diritto e nella giustizia, unica possibile strada per garantire un futuro di prosperità e sviluppo in un paese devastato dalla guerra, bloccato dalla pace di Dayton in una sorta di limbo, senza prospettive e depauperato da una migrazione giovanile inarrestabile.
Recentemente l’alto rappresentante UE per gli esteri e la politica di sicurezza, Borrell, ha dichiarato che qualcuno lavora in Bosnia per minare “26 anni di pace e stabilità”; anche la NATO ha espresso “preoccupazione” per la situazione bosniaca e il ministro tedesco per gli affari europei, Michael Roth, ha evidenziato che la situazione in Bosnia rappresenta “una minaccia per la pace e la stabilità dell’intera Europa”.

Chiediamo ai Governi e al Governo Italiano in particolare di prendere una posizione al riguardo: Salviamo la Bosnia ed Erzegovina! Salviamo l’Europa!
È del tutto evidente che, annunciando il ritiro dei suoi rappresentanti dalle istituzioni bosniache comuni e l’intenzione di creare organismi separati per gestire giustizia, tassazione, sanità e perfino un proprio esercito, Dodik sta provocando la disintegrazione della Bosnia Erzegovina come uscita dagli accordi di Dayton del 1995. Qualsiasi idea e pratica di usurpazione di poteri statali da parte delle entità o dei livelli inferiori di governo della Bosnia-Erzegovina è inaccettabile oltre che essere incostituzionale, è contrario agli accordi di Dayton e contrario al diritto internazionale. Nello specifico, le attività e le decisioni dell’Assemblea Nazionale e del Governo dell’entità della Republika Srpska sul cosiddetto “Ripristino delle competenze” minacciano e preparano la formazione arbitraria di istituzioni parallele, illegali e ribelli.

La manifestazione ” Salviamo la Bosnia ed Erzegovina ” che si svolgerà a Roma, in Piazza Santi Apostoli il 10/01/2022, trale 11:00 e le 13:00, rappresenta una protesta pacifica contro chi vuole la divisione del Paese, per la pace, per una vera riconciliazione senza la quale nessun progresso socio-economico sarà possibile.
La manifestazione è un’espressione della preoccupazione delle persone Bosniaco-Erzegovesi, indipendentemente dalla loro fede religiosa o dalla loro appartenenza; vuole essere un segno della determinazione a preservare la Bosnia-Erzegovina da ulteriori divisioni, instabilità e da nuovi conflitti. La Bosnia ed Erzegovina non è una comunità di tre tribù, né è composta da unità etno-territoriali, ma è un unico Paese i cui abitanti condividono la stessa storia, la stessa lingua e le stesse scritture. Anche nei periodi in cui è stata una regione politico-amministrativa speciale degli imperi ottomano e austro-ungarico, per almeno quattro secoli ha avuto una propria identità e continuità delle pratiche culturali, interreligiose, economiche e politiche. La Bosnia ed Erzegovina non ha avuto origine a Dayton, né ha avuto origine da due entità. Al contrario, è l’entità della Republika Srpska ad essere un prodotto di Dayton, frutto di un compromesso per mettere la fine a una guerra di aggressione e per salvare un paese che esisteva da secoli.

I Bosniaci-erzegovesi vogliono uno Stato democratico e sovrano, unito e indivisibile, uno Stato fatto di cittadini e popoli, tutti rappresentati nello stesso modo, uno Stato basato sulle libertà e sui diritti umani, sulla certezza del diritto e sulla giustizia sociale, sull’uguaglianza tra tutti i cittadini, indipendentemente da dove essi vivono, in patria o all’estero.
La protesta si svolgerà in contemporanea a Roma, Bruxelles, Ginevra, Oslo, Vienna, Birmingham, Stoccolma, Sarajevo, New York, Ottawa, Toronto.
Questa non è solo una protesta per la Bosnia ed Eregovina, è anche una protesta contro la violenza legalizzata e la guerra, la divisione, la discriminazione, la corruzione e l’anarchia; è un appello per la democrazia, per una società libera, per l’uguaglianza e per lo stato di diritto.

 

 

 

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