Del progetto del depuratore del Garda se ne stava discutendo da qualche anno (più o meno 4) e, seppur tra tante difficoltà, era in corso un processo democratico per arrivare a una soluzione condivisa tra i territori e le istituzioni locali/provinciali ma il 23 giugno 2021 è arrivata la nomina del commissario che di fatto supera il lavoro fino a quel momento svolto per scegliere la soluzione che prevede la realizzazione di 1 impianto a Gavardo e 1 a Montichiari. Salta subito all’occhio la scelta di su siti non lacustri (distanti rispettivamente 7 e 13 km dal Lago di Garda), con un abbondante dislivello per essere raggiunti, che scaricheranno l’acqua nel fiume Chiese (che nulla ha a che fare col Garda) rispetto all’attuale depuratore situato a Peschiera d/G in corrispondenza dell’emissario del Lago, il fiume Mincio.
A seguito di questa decisione, il 9 agosto, 5 comitati (Comitato Ambiente Territorio Basso Garda, Comitato mamme del Chiese, Comitato Referendario Acqua Pubblica Brescia, Federazione delle associazioni che amano il fiume Chiese ed il suo lago d’Idro,Tavolo provinciale Basta Veleni) hanno dato vita a un presidio (autorizzato) di protesta che ha avuto tanto seguito da essere tuttora in corso (in piazza Paolo VI a Brescia, proprio davanti al palazzo del Broletto) e autorizzato fino al 10 di ottobre.

Molti volontari si sono alternati di giorno e di notte e tante altre persone si sono presentate spontaneamente per protestare contro questo progetto partendo dall’argomentazione principale che sta alla base della scelta Gavardo-Montichiari: la presunta imminente emergenza sulla tenuta delle condotte sublacuali che convogliano le acque nere da Toscolano a Torri del Benaco mentre il loro buon funzionamento sarebbe certificato fino al termine naturale (il 2035) secondo alcune relazioni tecniche regolarmente svolte, consegnate e, a quanto pare, ignorate. Ma oltre alla deriva antidemocratica della decisione del commissario che ignora la “Mozione Sarnico” del consiglio provinciale bresciano che recita “i depuratori consortili vanno realizzati nei territori dei comuni afferenti” e basata su una imminente criticità che tale non è, quello che colpisce di più di questo progetto è la violazione della direttiva europea del quadro acque secondo cui non si possono mescolare acque provenienti da bacini idrografici differenti: i due nuovi depuratori scaricherebbero infatti le acque del Garda nel fiume Chiese aggravandone la già precaria condizione.

 

L’esclusione dei territori dal processo decisionale impedendo alle istituzioni locali di confrontarsi e far valere le proprie ragioni è un fatto molto grave e come logica conseguenza le decisioni che vengono prese finiscono con l’essere mal digerite perchè vissute come imposte a maggior ragione quando, come in questo caso, oltre a preannunciare gravi conseguenze ambientali si basano sulla violazione di leggi o normative. E’ con questo spirito, e con un pò di tristezza, che una delegazione di sindaci del bacino del Chiese alla manifestazione dell’11 settembre a Brescia ha annunciato di aver dato mandato ad un avvocato di agire per vie legali. Nel frattempo il presidio non molla e sta pensando ad andare a manifestare a Roma…..

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/09/20/brescia-la-battaglia-contro-i-nuovi-depuratori-del-lago-di-garda-che-piacciono-alla-ministra-gelmini-uno-spreco-creano-nuovi-problemi/6325581/