La deforestazione dell’Amazzonia segue uno schema preciso. La Foresta viene all’inizio aggredita dalla costruzione autorizzata di una nuova grande e larga strada che verrà percorsa da grandi mezzi odi trasporto delle merci. Sono delle vere e proprie autostrade non tanto nel senso che questo termine ha in Italia ma quanto sono delle lunghe linee di comunicazione senza interruzione che tagliano la foresta amazzonica. Spesso la loro costruzione viene giustificata con la scusa di agevolare i trasporti e le comunicazioni tra aree non comunicanti direttamente e con l’abbattimento dei tempi e dei costi di trasporto in confronto alle vecchie strade che invece aggirano la foresta.
 
guarda il film https://www.deforestazionemadeinitaly.it/
 
Come le lische partono partono dalla spina dorsale di un pesce così da queste strade principali partono un gran numero di strade secondarie, per lo più illegali, che si addentrano ancora più capillarmente nella foresta. Lo scopo principale di queste strade è quello di consentire il taglio indiscriminato del preziosissimo legno della foresta amazzonica. Pare che la differenza tra il costo di “produzione” e quello di vendita sui mercati europei sia nell’ordine delle centinaia di volte il che spiega l’invasione che l’Amazzonia subisce da tempo. Per cercare di regolamentare e contenere il fenomeno sono state emanate leggi che vietano il taglio e la commercializzazione del legno proveniente dalla foresta amazzonica che risultano però facilmente aggirabili con la complicità di qualche segheria che effettua un vero e proprio riciclaggio in modo tale che all’esame della tracciatura il legno non risulti più proveniente dall’area amazzonica.

Una volta che l’area è stata privata del legname si viene a creare una porzione di terra (ex-foresta)  ricoperta da legno di scarto e arbusti appetibile per contadini e mandriani che la trasformeranno in area da pascolo o area per l’implementazione della monocoltura come la soia. Il metodo più veloce per liberare definitivamente l’area e renderla adatta a quest’ultimo utilizzo è il fuoco e questo spiega perchè l’Amazzonia ha sempre bruciato e da un anno a questa parte, considerando l’impulso del governo Bolsonaro a sfruttare le risorse della foresta pluviale, brucia ancora di più.

 

 

Chi ci rimette di più in tutto questo solo le popolazioni indigene. L’allontanamento dai territori in cui vivono da sempre e su cui non hanno ancora ottenuto la demarcazione di terra ancestrale  è l’ultimo atto di una serie di violenze che subiscono. Minacciati, picchiati, vessati dalla filiera dello sfruttamento illegale della foresta pluviale, vivono nella paura di essere ammazzati in qualche agguato (come spesso accade) da gente senza scrupoli che con la deforestazione  perpetra, ai loro occhi, il crimine più grave …quello contro la foresta pluviale con la quale si identificano.

https://www.internazionale.it/video/2019/08/28/guardiani-amazzonia

Si dice che non vi sia posto più pericoloso per essere ambientalista dell’Amazzonia e che lo sia ancor di più se ad agire per la difesa del territorio sono gli indigeni, che già rischiano la vita solo per la loro appartenenza etnica. Consapevoli del rischio che corrono ma anche che perdere la foresta vuol dire perdere se stessi e la propria anima, la tribù dei Guadjajara, in Brasile, si è organizzata in gruppi di volontari chiamati i “Guardiani della foresta” che, come moderni partigiani, combattono contro l’invasione del loro territorio da parte dei contrabbandieri del legname, pattugliano la foresta per denunciare loro e distruggerne gli accampamenti illegali al costo della loro stessa vita.

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