Prima donna giornalista sotto copertura, prima donna a compiere un viaggio intorno al mondo da sola in tempi record, prima donna a dirigere un impero dell’acciaio e tra le prime a raccontare il fronte di guerra. Elizabeth Jane Cochran aka Nellie Bly è stata una donna da record sotto molti aspetti.

Nata in una famiglia agiata della Pennsylvania in un giorno di maggio del 1864, tredicesima di 15 figli, si ritrova presto a fare i conti con l’indigenza alla morte del padre. Non potendo permettersi la retta della scuola abbandona il sogno di diventare insegnante ma vuole essere indipendente, non sottostare alle regole di un uomo e alle imposizioni di una società che relega le donne in casa. A convincerla definitivamente è l’umiliazione inflitta alla madre dal processo per abusi contro il secondo marito, un uomo violento da cui divorziò.

La sua storia di emancipazione comincia quando risponde a un articolo pubblicato dal Pittsburgh Dispatch e intitolato What Girls Are Good For: le donne sono destinate ai doveri domestici, dice l’autore del pezzo. Piovono lettere, di approvazione e di protesta. Anche Elizabeth scrive al giornale firmandosi Lonely Orphan Girl e spiazzando la redazione. La sua lettera è così pungente che il direttore pubblica un annuncio chiedendo all’autore della missiva (convinto fosse un uomo) di presentarsi in redazione per essere assunto.

A presentarsi è una ragazza di ventun’anni. George Madden è stupefatto ma mantiene la parola e la assume a patto che usi uno pseudonimo. Era sconveniente per una ragazza dell’epoca fare la giornalista. La destina alle rubriche femminili ma a Nellie Bly – questo il nome di penna che Elizabeth ha scelto – il ruolo di giornalista di giardinaggio e mondanità sta stretto. Propone invece inchieste avventurose e qualcuna riesce a realizzarla. Come quando si trasferisce in Messico e racconta per sei mesi le violenze e la corruzione del governo di Porfirio Díaz prima di essere espulsa dal paese.

È scomoda la sua voce, celata sotto un’apparenza così innocente e innocua. È scomoda anche negli Stati Uniti una donna che mina gli interessi delle classi dominanti raccontando le condizioni delle lavoratrici in fabbrica, assumendo il punto di vista degli oppressi. Nellie non ne può più di essere rispedita puntualmente a scrivere di giardini e così pianta il direttore del giornale con un biglietto:

“Me ne vado a New York. Sentirai parlare di me presto. Bly.”

Dopo mesi di difficoltà – nessuno era disposto a puntare su una donna – ad assumerla è Joseph Pulitzer. La prende a bordo del New York World e le affida un’inchiesta che nessuno aveva avuto il coraggio di accettare: documentare le condizioni delle donne in un ospedale psichiatrico femminile. Nellie fa più che indagare, si fa rinchiudere in manicomio fingendosi pazza e racconta tutto quello che vede e subisce personalmente. L’inchiesta, pubblicata poi con il titolo Dieci giorni in manicomio, suscita talmente tanto scalpore da determinare una riforma degli istituti psichiatrici nello stato di New York.

Il giornalismo investigativo l’appassiona ma vuole osare di più e propone a Pulitzer una sfida: infrangere il record di Phileas Fogg, personaggio del romanzo Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne. Dopo non poche titubanze dell’editore ottiene il permesso di partire. Il giornale la finanzierà ma dovrà essere pronta a salpare il giorno dopo. Nellie corre da un sarto e si fa confezionare in giornata un abito da viaggio che possa indossare per tre mesi, poi caccia l’essenziale in una borsa che può portare da sola. Per la prima volta una donna viaggerà senza accompagnatori, senza bauli e senza un abito da sera.

Salpa da Hoboken, nel New Jersey, il 14 novembre 1889 per un viaggio di 40.000 chilometri fra navi, treni e persino tratti a piedi, un’impresa che avrebbe terrorizzato qualunque donna dell’epoca, ma non Nellie. Due settimane dopo approda a Liverpool, raggiunge Londra in treno, prende una nave per Calais.

In Francia la sta aspettando Robert Sherard, corrispondente da Parigi del New York World: Jules Verne vorrebbe conoscere questa ragazza avventurosa che ha sfidato la sua fantasia, accetta una deviazione fino ad Amiens? Acconsente anche se i tempi sono stretti, si ferma poche ore e riparte a rotta di collo. In treno attraversa tutta la Francia e l’Italia, fino a Brindisi. Non ha tempo per le visite, ha una fretta indiavolata. Lo scopo del viaggio non è fare turismo ma vincere una scommessa. Ogni volta che può telegrafa i suoi racconti e il giornale lancia una lotteria a cui partecipa più di un milione di lettori: chi indovinerà il momento esatto in cui Nellie rimetterà piede in America?

Da Brindisi sale su una nave diretta in Egitto, poi sosta nello Yemen. In Sri Lanka è costretta ad attendere per cinque giorni la partenza del piroscafo per la Cina che affronterà terribili tempeste nei pressi della Malesia. Qui Nellie teme di morire ma più ancora di non vincere la scommessa e questa stramba lista di priorità le risolleva il morale nell’ora più buia del viaggio.

Al trentanovesimo giorno approda a Hong Kong ma non ci sono navi per il Giappone fino alla settimana seguente. Ne approfitta per visitare Canton e scrivere un nuovo reportage. Infine salpa per le terre nipponiche e da lì per San Francisco. Si sfiora la disfatta quando non si trovano i documenti sanitari necessari per lo sbarco in America. Ciò procurerebbe un ritardo fatale alla riuscita dell’impresa ma per fortuna le carte saltano fuori e Nellie sbarca tra una folla festante. Il giornale ha tenuto alta l’attenzione sulle avventure di Nellie e il pubblico l’ha seguita trepidante.

C’è un’altra difficoltà: tempeste di neve hanno bloccato il traffico ferroviario fino a Chicago, i convogli sono fermi. Il New York World non si perde d’animo e organizza un treno speciale con una locomotiva e un unico vagone fino a Chicago. Un altro treno conduce Nellie a Philadelphia, infine a New York. Il record è stabilito, l’audace viaggiatrice rientra in città il 25 gennaio 1890 dopo 72 giorni, 6 ore, 11 minuti e 14 secondi. Il diario in cui racconta questa avventura, Il giro del mondo in 72 giorniriscuote enorme successo.

Nellie è diventata simbolo di emancipazione femminile ma lascia ancora una volta tutti di stucco quando, cinque anni dopo, abbandona il giornalismo e sposa il milionario Robert Seaman, più vecchio di 40 anni. Alla morte del marito nel 1904 erediterà le sue acciaierie che condurrà per dieci anni introducendo misure sociali per l’epoca avveniristiche: agli operai offre ambulatori medici, biblioteche e corsi per imparare a leggere e scrivere. Nel 1914 dichiara bancarotta e ripara in Svizzera e allo scoppio della Prima Guerra Mondiale parte per il fronte serbo-russo per raccontare il punto di vista dei tedeschi quando tutti raccontavano il fronte opposto. In Francia un’altra donna sta raccontando la stessa guerra: è Edith Wharton.

Per i successivi 8 anni Nellie Bly lavora per il The Evening Journal raccontando prima il fronte, poi le condizioni degli emarginati. Il suo viaggio termina il 27 Gennaio 1922 in un ospedale di New York, dove morirà di polmonite.

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