Ci sono luoghi dove la magnificenza della natura si è fusa con le bizzarrie della storia umana.
Luoghi in cui le radici della civiltà alpina e contadina non ne vogliono sapere di cedere il passo all’omologazione della postmodernità.
Luoghi che uniscono,collegano e mettono in contatto mondi tra loro distanti e diversi, preferendo serbare e custodire i propri tesori segreti per svelarli soltanto a chi li ama davvero.
E per amarli davvero bisogna conoscerli, viverli, respirarli e percorrerli, magari a piedi, senza la fretta di un tempo frenetico che tutto annulla e tutto appiattisce.
Ma è ben difficile offuscare la magia di una valle piccola e selvaggia che si incunea tra alcune delle montagne più belle del mondo (basta dire Cengalo, Badile e Sciora per evocare leggende alpine senza eguali) lunga nemmeno una trentina di chilometri ma così ricca di meraviglie naturali e di storia da non lasciare mai indifferente, né il visitatore occasionale né il frequentatore più assiduo.
Stiamo parlando della Bregaglia, quel fazzoletto di terra e roccia nel cuore delle Alpi, regno della luce e dell’acqua, culla di storia e di civiltà, ricca di umanità, arte e cultura come solo un luogo di confine sa essere tanto da possedere innate le virtù della poesia capaci di contagiare tutti coloro che la incontrano oltre la superficie di un rapido attraversamento automobilistico.

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