Il riscaldamento globale in atto è il principale effetto visibile della rivoluzione industriale iniziata due secoli fa. L’uso sempre più massiccio ed incontrollato dei combustibili fossili ha comportato una concentrazione rapida ed abnorme di anidride carbonica nell’atmosfera (oggi siamo a più di 500 ppm-parti per milione). Questo dato rappresenta la capacità concreta e reale di intervento sugli equilibri profondi del sistema climatico da parte dell’uomo. Per equilibri profondi si intende tutto ciò che rimane sconosciuto all’analisi dei fenomeni meteorologici che, come noto, sono solo una parte della ben più vasta e complessa realtà climatica. Da questo momento tutto può succedere: ad impressionare è la velocità, del tutto “innaturale” con la quale vanno manifestandosi effetti e conseguenze. Non basta prepararsi al surriscaldamento, gli studiosi mettono nel conto, oltre a disastri, alluvioni, tornadi e innalzamento del livello di mari e oceani, anche l’innesco di processi opposti provocati da drastiche mutazioni del corso delle correnti oceaniche. Gaia, Madre Terra, il nostro piccolo pianeta, è vivo, intelligente e reattivo quanto e come nemmeno possiamo immaginare. Nostra Madre, così la chiamano tutte le culture indigene, è alla perenne ricerca di equilibrio e armonia, noi, suoi figli, ci comportiamo con lei come troppo spesso facciamo tra di noi: violenza, ingiustizia e guerra nascono dall’incapacità umana a praticare ragione e autocontrollo. Respiro e visione di corto periodo ci impediscono di provare amore e compassione per le generazioni future. Dobbiamo agire con comportamenti virtuosi, nel privato e nel pubblico, le nostre case devono diventare scuole di ecologia a partire dai rifiuti che produciamo. Le culture indigene promuovono il colloquio e la confidenza con Nostra Madre, i Lakota ci hanno insegnato i loro canti sacri dicendoci che accompagnandoli con il tamburo aiutiamo Nostra Madre a guarire. Sulle Ande il primo boccone di ogni cibo è per PACHAMAMA, in Tibet il fuoco sacro offre, bruciandolo, il nostro stesso cibo a Nostra Madre e a tutti gli esseri. Dobbiamo essere portatori di questa sensibilità in ogni percorso che intraprendiamo. Dobbiamo riconoscere che le parole che ci potranno salvare non sono contenute nei vocabolari delle lingue che hanno prodotto il disastro, ma in quelle dei popoli che quel disastro hanno sofferto”.

Italo a nome dei soci della sezione di Saviore

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