Il 30/11 è iniziata la 21-esima conferenza mondiale sui cambiamenti climatici a Parigi. Per 12 giorni le delegazioni governative di quasi tutto il mondo si riuniranno e si confronteranno per adottare delle nuove strategie per contenere il surriscaldamento globale. Le attese dell’opinione pubblica sono alte: da tempo queste decisioni vengono rimandate e ormai non si può più far finta che il cambiamento climatico sia solo una specie di discontinuità in un processo naturale.

Quello che serve è una nuova visione dall’alto, una nuova direzione: il tempo in cui l’uomo si fa guidare dall’economia perseguendo un benessere inizialmente ad appannaggio di tutti ma che finisce col rivolgersi ai soliti pochi deve cedere il passo al tempo in cui l’uomo si è rende conto che la sua capacità di sfruttare le risorse naturali è cresciuta al punto da poterle esaurire. Quello che serve è una nuova direzione in cui l’uomo s’imponga delle regole sul rispetto dell’equilibrio naturale e sulla sostenibilità del proprio stile di vita e l’economia si adegui a questo principio. Come recitava uno dei tantissimi manifesti di sensibilizzazione non c’è cambiamento climatico senza cambiamento delle persone <<People change not climate change>>.

People change, not climate change

People change, not climate change

Ieri, 29 novembre 2015, una delegazione GIAN si è unita a una delegazione dell’internazionale Naturfreunde e a 130 altre associazioni e organizzazioni a Parigi per ribadire queste idee al grido di <<Changer le sisteme, par le climat>>. I recenti attentati terroristici hanno fortemente ridimensionato l’evento: la marcia per il clima vera e propria è stata annullata, le precauzioni per la sicurezza hanno indotto le autorità a non concedere i visti d’ingresso, molte persone hanno rinunciato….ma alla fine un’opportunità, anche se limitata a poco più di un ora di tempo, è stata concessa e il Comitato Promotore l’ha sfruttata coordinando al meglio le 10000 persone in una lunghissima catena umana e riempiendo Place de la Republique con le scarpe di chi la marcia l’avrebbe voluta pacificamente fare.

Ma non solo Parigi, in più di 2000 altre località sparse su tutti i continenti hanno manifestato e chiesto in mille modi diversi la stessa cosa. Il messaggio delle tantissime persone disposte a cambiare per salvaguardare il clima è stato lanciato; ora sta alla politica assumersi la responsabilità e il coraggio delle scelte che il mondo le chiede di fare.

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